“Non voglio niente di meglio, di più flessibile o più completo della forma sonata, che contiene tutto il necessario per i miei propositi strutturali” (Sergej Prokofiev)
5 Marzo 1953. Una data che tutto il mondo ricorda. Una data che ha
chiuso un’epoca definitivamente, spaccando nel mezzo il Novecento e le
sue contraddizioni. Per chi non lo sapesse o non lo ricordasse, alle ore
21.30 di quella giornata, divenuta inevitabilmente simbolica, la radio
nazionale russa dava l’annuncio della morte di Josif Džugašvili
Visarionovič, detto Stalin, l’”uomo d’acciaio”. Una
notizia accolta da tutto il mondo con un sospiro di sollievo, ma anche
con la paura dell’ignoto futuro che attendeva le sorti del mondo e che,
calamitò l’interesse di tutti. Difficile ricordare, dunque, che appena
mezz’ora prima dell’annuncio, il cuore di un altro grande uomo
sovietico, Sergej Sergejevič Prokofiev, si fermava definitivamente.
Poche righe di commiato, un trafiletto pubblicato sulla Pravda solo una
settimana dopo (l’11 marzo) e qualche saluto sentito, ma passato
inosservato, hanno salutato uno dei più grandi compositori del
Novecento. Poi il silenzio, prima che la giusta ricompensa della storia
potesse premiare e collocare nella posizione che gli spettava, il
musicista che maggiormente è riuscito ad avvicinare l’Urss all’Europa,
senza dover emigrare definitivamente, come decise di fare Stravinskij.
La figura di Prokofiev, nato a Sonzovka, in Ucraina, nel 1891, è tanto
ambigua quanto affascinante e si stacca da quella tipica del musicista
del Novecento, pur esprimendo in pieno tutti gli aspetti del “secolo
breve”. Qualcuno lo ha accostato a Mozart. Un paragone
scomodo e un po’ forzato, ma che trova le sue ragioni in alcune
caratteristiche della personalità artistica di Prokofiev, vicine al
genio salisburghese. Innanzitutto la precoce manifestazione delle
qualità musicali: il piccolo Sergej comincia a comporre all’età di sei
anni (a otto scrive la sua prima Opera, Il Gigante,
della quale rimangono solo frammenti per pianoforte), sotto l’ala
protettrice della madre, pianista dilettante, che presto deciderà di
scommettere sul talento del figlio, accompagnandolo a San Pietroburgo (a
1000 km di distanza da casa) per provare a farlo entrare al
conservatorio della città, il più rinomato della Russia, insieme a
quello di Mosca. Il piccolo Prokofiev non fa fatica ad entrare nelle
grazie di Glazunov e Rimskij-Korsakov,
personaggi preminenti all’interno della struttura, oltreché compositori
di spicco della generazione di passaggio tra i due secoli. A San
Pietroburgo, Sergej studia armonia, composizione, direzione d’orchestra,
ma sarà il pianoforte lo strumento espressivo che sentirà più consono
alla sua esperienza di musicista e compositore. Anche quando la
partitura diventerà il suo pane quotidiano, il pianoforte resterà sempre
un importante punto di riferimento per la sua arte.
I viaggi in Europa e la scoperta delle avanguardie
Carattere un po’ schivo, tenace ma anche poco ligio alla regola,
Prokofiev ebbe qualche problema a piegarsi alle rigide regole del
conservatorio, perdendo presto la stima di chi lo aveva lodato in quanto
bambino prodigio. Troppo arditi, per compositori ancora legati allo
stile tardo romantico, come Glazunov, i tentativi di modellare il
proprio stile partendo dalle arditezze armoniche di Skrijabin. Le composizioni di questo periodo (la Sinfonia In Mi Minore, la Toccata Op.11 e il Concerto Per Pianoforte e orchestra n.1 op.10) già racchiudono in nuce
il pensiero musicale del compositore ucraino: particolare attenzione al
timbro, impulsi ritmici incisivi e vivaci, spiccata sensibilità
melodica nei temi, brusche modulazioni e violente variazioni di tempo.
Il primo contatto con il mondo occidentale (per quanto San Pietroburgo
fosse la città culturalmente più vicina all’Europa di tutta la Russia) è
fondamentale al consolidamento di queste idee musicali. I viaggi a
Londra, l’incontro con Ravel e Strauss, la collaborazione con il coreografo Diaghilev, il forte impatto con le idee di Marinetti e del movimento futurista, in Italia. Tutto ciò contribuì a stimolare la componente avanguardista di Prokofiev, che con la Suite Scita
(1916, ricavata dalle musiche per un balletto commissionato da
Diaghilev, che poi rifiutò di metterlo in scena) si abbandona agli
ideali del primitivismo, che avevano nel Le Sacre Du Printemps di Stravinskij,
il loro manifesto: la ricostruzione di un passato ancestrale attraverso
la riscoperta di musiche pre-tonali, soggetti fantastici e riferimenti
magici. Al di là dei giudizi di merito riguardo al paragone tra le due
opere (di cui è piena la critica musicale e che attribuiscono una netta
“vittoria” a Stravinskij), alcune differenze sono evidenti e confermano
una caratteristica della musica di Prokofiev, che rimane legato alla
tonalità anche nei passaggi più arditi e sperimentali, mantenendo un
legame con la tradizione insolito in Europa, negli anni in cui, prima
attraverso il linguaggio atonale e successivamente con l’invenzione
della dodecafonia, Schoenberg si apprestava a dare una spallata definitiva al diatonismo. Anche Il Giocatore, un’ Opera su soggetto di Dostojevskij
e scritta durante la guerra, riflette questo atteggiamento di apertura
verso i precetti delle avanguardie, senza tuttavia abbandonare la base
del linguaggio musicale tradizionale, fatto di melodie lineari e cadenze
regolari. A conferma di questa ambivalenza (altro aspetto che potrebbe
avvicinarlo a Mozart, abilissimo nel saper esprimere più o meno
velatamente le sue esigenze progressiste pur rimanendo uno stimato e
rispettato conservatore) Prokofiev non si avvicinò mai, neanche per
curiosità ai linguaggi radicali, preferendo a Schoenberg e Berg
il più anziano Richard Strauss. Non è un caso che, ancora nel 1917, nel
suo periodo più avanguardista, il Nostro, decida di scrivere una
sinfonia nello stile di Haydn chiamandola “classica”.
Compagno Sergej
Il suo carattere rivoluzionario-ma-non-troppo in musica, non lo fu
altrettanto nei riguardi della Rivoluzione di Ottobre. Pur avendo
appoggiato con entusiasmo il passaggio, nel Febbraio del 1917, dalla
autocrazia zarista al governo liberale di Kerenski, non
si dimostrò altrettanto disponibile nei riguardi delle rivolte
bolsceviche di Ottobre, che determinarono la nascita del potere
sovietico. Nel 1918, nel bel mezzo della guerra civile, Prokofiev riesce
ad uscire dalla Russia, recandosi in volontario esilio negli Stati
Uniti. Ed è lì che riuscirà a raggiungere il successo mondiale, sia come
compositore che come esecutore. I quindici anni vissuti in parte negli
States e in parte in Europa, sono anni di intensa attività, durante i
quali il musicista sovietico raggiunge l’apice in parecchi generi:
nell’Opera (L’Amore Delle Tre Melarance, 1921 e L’Angelo Di Fuoco, 1927) in cui diventano predominanti soggetti e ambientazione fantastici; nel balletto (Chout) riuscendo a raggiungere la difficile sintonia con Diaghilev; nel concerto per strumento solista (il Concerto n.3 Per Pianoforte E Orchestra è considerato tra i migliori –e ultimi esempi novecenteschi del genere) e nella sinfonia (la Terza e la Quarta, rispettivamente del ’29 e del ’30, rielaborate su materiale dalla Suite Scita e da L’Angelo Di Fuoco).
Tornato in patria nel 1927 per una serie di concerti, decise di
ristabilirvisi definitivamente sei anni dopo, in piena dittatura
staliniana. Certo, in quel periodo, neanche il resto del mondo se la
passava granchè bene, con dittature fasciste in Europa e con gli Stati
Uniti a raccogliere i cocci della Grande Depressione del ’29, ma l’Urss
di Stalin non era proprio un’isola di libertà. E infatti, nel rapporto
tra Prokofiev e il regime si manifestano tutte le contraddizioni della
personalità del compositore ucraino, divisa tra censura e celebrazione
del potere, tra riconoscimenti ufficiali e umilianti stroncature. Il suo
ritorno in una Unione Sovietica che praticamente non conosceva, è
segnato dall’incontro con Sergej Ejzenstein e con il
cinema. “Le qualità rappresentative (melodiche, timbriche, ritmiche)
della musica di Prokofiev, trovarono piena corrispondenza con la
concezione visivo-auditiva che Eijzenstein aveva del film sonoro” (G.
Vinay, Il Novecento nell’Europa orientale e negli U.S.A., EDT), dando
vita ad una dimensione inedita per le musiche da film, prima d’allora
considerate un semplice intrattenimento sonoro alle immagini mute. Dal
felice connubio tra i due nacquero Il Tenente Kije (1933, il cui tema principale è stato ripreso da Sting nel singolo Russians, del 1986) Aleksandr Nevskij (1938) e Ivan Il Terribile (1942-45), che non riuscì a sfuggire alla censura.
I pareri alterni a cui fu soggetto in patria Prokofiev, riguardano la
sua adesione mai convinta ai dettami del “realismo socialista”, ossia
all’espressione artistica del regime staliniano. Una sorta di verismo
ottimista, un iperrealismo al quale proprio non riuscì ad abbandonarsi.
Nonostante i tentativi patriottici di esaltazione della Rivoluzione
(l’opera teatrale Semion Kotko, del 1940; l’oratorio A Guardia Della Pace e la Cantata Per Il XX Anniversario Della Rivoluzione Di Ottobre),
le sue opere migliori rimangono quelle che sfuggono all’argomento
sociale, per tuffarsi nel fantastico e nel fiabesco. Ne è un esempio la
splendida favola Pierino E Il Lupo, per
orchestra e voce recitante. Scritta nel 1936 e concepita come esempio
didattico di riconoscimento dei timbri strumentali per i bambini, la
partitura è costruita su una serie di leitmotiv che caratterizzano i
vari personaggi. Moltissimi si sono cimentati nel ruolo di voce
recitante, dando vita ad alcune memorabili versioni, tra le quali, in
italiano, quelle di Roberto Benigni (diretta da Abbado), di Dario Fo e di Eduardo De Filippo. Pensandoci bene, anche il vecchio Wolfgang aveva dato il meglio di sé componendo una fiaba, Il Flauto Magico, che si rivelò di gran lunga migliore del suo repertorio operistico “serio”.
Fonte: https://sentireascoltare.com/rubriche/sergej-prokofiev-mozart-sovietico/
Composizioni
Opere
- Maddalena, Op. 13
- Il giocatore (basata su Il giocatore (Dostoevskij)), Op. 24 (1915-16, rev. 1927) 1929 al La Monnaie/De Munt di Bruxelles come Le jouer
- L’amore delle tre melarance, Op. 33 (1919)
- L’angelo di fuoco, Op. 37 opera in 5 atti, libretto del compositore (basato sull’omonimo romanzo simbolista di Valerij Brjusov), traduzione italiana di Mario Nordio (1919-27) 14 settembre 1955 première scenica postuma nel Teatro La Fenice di Venezia dirige Nino Sanzogno per la regia di Giorgio Strehler con Dorothy Dow, Gabriella Carturan, Mafalda Masini, Rolando Panerai, Mario Carlin, Gino Del Signore, Antonio Annaloro ed Enrico Campi e prima assoluta completa al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi il successivo 25 novembre.
- Semën Kotko, Op. 81
- Matrimonio al convento, Op. 86 (1946 al Teatro Mariinskij diretta da Boris Khaykin)
- Guerra e pace Vojna i mir (basata sull’opera di Lev Tolstoj), Op. 91
- La storia di un vero uomo, Op. 117 (1947-48)
- Pierino e il lupo, op. 67: una favola in musica con voce recitante
Balletti
- Ala i Lollij / Ala e Lollij, Op. 20 (per la maggior parte incorporata nella ‘Suite Scitica’, Op. 20)
- Chout / La favola dei buffoni, Op. 21 1921 al Théâtre de la Gaîté Lyrique di Parigi diretta da Ernest Ansermet
- Trapèze, Op. 39 (anche conosciuta come Quintetto, Op. 39)
- Le pas d’acier / Il passo d’acciaio, Op. 41
- Il figliol prodigo, Op. 46
- Sul Dnepr o Na Dnjepre, Op. 51 (1932 al Palais Garnier di Parigi con Serge Lifar)
- Romeo e Giulietta, Op. 64 (1935-36)
- Cenerentola, Op. 87 (1940-44)
- La favola del fiore di pietra, Op. 118
Colonne sonore
- Il tenente Kijé, anche arrangiata come suite orchestrale, Op. 60 (1934)
- Aleksandr Nevskij, diretto da Sergej Ėjzenštejn, Op. 78 (1938-39) (che esiste anche nella forma di cantata)
- Ivan il Terribile, diretta da Sergej Ėjzenštejn, Op. 116
Opere per orchestra
- Sinfonie
- Sinfonia n. 1 in Re Classica, Op. 25 (1916-17)
- Sinfonia n. 2 in Re minore Ferro e acciaio, Op. 40 (1924)
- Sinfonia n. 3 in Do minore, Op. 44 (1928)
- Sinfonia n. 4 in Do, Op. 47 (1929-30, riscritta come Op. 112, 1947)
- Sinfonia n. 5 in Si bemolle, Op. 100 (1945)
- Sinfonia n. 6 in Mi bemolle minore, Op. 111 (1947)
- Sinfonia n. 7 in Do diesis minore, Op. 131 (1951-52)
- altre due sinfonie giovanili, scritte prima del 1909
- Sinfonietta in La, Op. 5 (rivista successivamente come Op. 48)
- Sogni, Op. 6
- Autunnale, Op. 8
- Divertimento, Op. 43
- Canzone sinfonica, Op. 57
- Giornata Estiva, Op.65a. Suite infantile per piccola orchestra (1941)
- Ouverture russa, Op. 72
- L’anno 1941, Op. 90
- Suite di valzer, Op. 110
- Due valzer di Puškin, Op. 120
- L’incontro del Volga e del Don, Op. 130
Oltre a una serie di suite orchestrali arrangiate dalle produzioni per il cinema: Romeo e Giulietta, Cenerentola, Il tenente Kijé, L’amore delle tre arance, etc.
Concerti
- Per pianoforte:
- Concerto per pianoforte n. 1 in Re bemolle, Op. 10 (1911-12)
- Concerto per pianoforte n. 2 in Sol minore, Op. 16 (1912-13, riscritto nel 1923)
- Concerto per pianoforte n. 3 in Do, Op. 26 (1917-21)
- Concerto per pianoforte n. 4 in Si bemolle, Op. 53 (1931), per mano sinistra (scritto per Paul Wittgenstein)
- Concerto per pianoforte n. 5 in Sol, Op. 55 (1932)
- Concerto per pianoforte op. 133 (1952), per due pianoforti e orchestra d’archi (incompiuto)
- Per violino:
- Concerto per violino n. 1 in Re maggiore, Op. 19 (1916-17)
- Concerto per violino n. 2 in Sol minore, Op. 63 (1935)
Opere per coro
- Sette, sono sette (cantata), Op. 30 testo di Konstantin Balmont (1924 al Palais Garnier di Parigi come Semero ikh diretta da Serge Koussevitzky)
- Cantata per il XX anniversario della Rivoluzione d’ottobre, Op. 74
- Canzone dei nostri giorni, Op. 76
- Aleksandr Nevskij (cantata), Op. 78
- Ballata di un giovane sconosciuto, Op. 93
- Falò d’inverno, Op. 122
- In guardia per la pace, Op. 124
Opere per pianoforte
- Sonate per pianoforte:
- Sonata per pianoforte n. 1 in Fa minore, Op. 1 (1907-09)
- Sonata per pianoforte n. 2 in Re minore, Op. 14 (1912)
- Sonata per pianoforte n. 3 in La minore, Op. 28 (1907-17)
- Sonata per pianoforte n. 4 in Do minore, Op. 29 (1917)
- Sonata per pianoforte n. 5 in Do maggiore, Op. 38 (1923, riscritta nel 1952-3 come Op. 135)
- Sonata per pianoforte n. 6 in La maggiore, Op. 82 (1939-40)
- Sonata per pianoforte n. 7 in Si bemolle maggiore, Op. 83 (1939-42)
- Sonata per pianoforte n. 8 in Si bemolle maggiore, Op. 84 (1939-44)
- Sonata per pianoforte n. 9 in Do maggiore, Op. 103 (1947)
- Sonata per pianoforte n.10 in Mi minore, Op. 137 (incompiuta) (1952)
- Sonata per pianoforte n.11, Op. 138 (non realizzata)
- altre sei sonate giovanili (scritte prima del 1909)
- Quattro pezzi per pianoforte, Op. 3 (1907-08)
- Quattro pezzi per pianoforte, Op. 4 (1910-12)
- Toccata per pianoforte in Re minore, Op. 11 (1912)
- Dieci pezzi per pianoforte, Op. 12
- Sarcasmi, cinque pezzi per pianoforte, Op. 17 (1912-14)
- Visioni fuggitive, venti pezzi per pianoforte, Op. 22 (1915-17)
- Le storie di una vecchia nonna, Op. 31 (1918)
- Quattro pezzi per pianoforte, Op. 32 (1918)
- Le cose in sé, due pezzi per pianoforte, Op. 45 (1928)
- Due sonatine per pianoforte, Op. 54 (1931-32)
- Pensieri, tre pezzi per pianoforte, Op. 62 (1933-34)
- Musica per bambini, dodici pezzi facili, Op. 65 (1935)
Opere da camera
- Due quartetti d’archi:
- Quartetto d’archi n. 1 in Si minore, Op. 50
- Quartetto d’archi n. 2 in Fa (su temi folcloristici Kabardini), Op. 92
- Ouverture su temi ebraici, Op. 34 (per clarinetto, quartetto d’archi e piano)
- Quintetto, Op. 39 (per oboe, clarinetto, violino, viola e contrabbasso)
- Due sonate per violino:
- n. 1 in Fa minore, Op. 80
- n. 2 in Re, Op. 94a (basata sulla sonata per flauto in Re, Op. 94)
- Sonata per violini all’unisono / violino solista in Re, Op. 115
- Sonata per due violini in Do Op. 56
- Sonata per flauto in Re, Op. 94
- Sonata op. 119 in do maggiore per violoncello e pianoforte (1949) prima esecuzione assoluta privata nella Malyj Sal del Conservatorio Čajkovskij di Mosca con Mstislav Rostropovič e Svjatoslav Richter.
- Sonata per violoncello solo in Do diesis minore, Op. 134
Bibliografia
- Vincenzo Buttino, Invito all’ascolto di Prokofiev, Ugo Mursia Editore, 2000, ISBN 88-425-2611-8
- Piero Rattalino, Sergej Prokofiev. La vita, la poetica, lo stile, Zecchini, 2003, ISBN 88-87203-22-9
- Laetitia Le Guay, – Sergej Prokofiev La vita e la musica – Auditorium 2017 ISBN 9788898599349
Fonte bio-bibliografiche: Wikipedia
Categorie:E17- Storia della musica russa - История русской музыки
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