Richard Wagner- Tetralogia (sinossi)

Richard Wagner- Tetralogia (sinossi)

L’anello del Nibelungo meglio conosciuto come Tetralogia di Wagner è un ciclo di quattro drammi musicali di Richard Wagner, che costituiscono un continuum narrativo che si svolge nell’arco di un prologo e tre “giornate”:

  • L’oro del Reno (prologo)
  • La Valchiria (prima giornata)
  • Sigfrido (seconda giornata)
  • ll crepuscolo degli dei (terza giornata)

Wagner impiegò un quarto di secolo per realizzare quest’opera, compose la musica e scrisse il libretto tra il 1848 ed il 1874, un periodo così lungo da determinare influenze culturali e differenze di stile talmente evidenti da  palesarsi nel quadro complessivo della tetralogia. Si tratta una enorme veduta artistica dell’iniziare e del finire del mondo; di un toccante squarcio sulla rovina di una umanità. Il declino dell’uomo nell’opera trova ragion d’essere nel desiderio di potere e nell’odio del sentimento d’amore. Il ciclo mette in scena dei (che abitano “alture nebbiose”), giganti (che stanno sulla terra) e Nibelunghi (che vivono invece“in seno alla terra”); la prima rappresentazione risale al 1868 a Bayreuth.

La voce di Wikipedia riassume efficacemete le linee portanti dell’opera:

In primo luogo la genesi del progetto risale al 1848, anno di fermenti rivoluzionari in tutta Europa (ai quali lo stesso Wagner prese fisicamente parte al fianco dell’anarchico Bakunin); l’abbozzo prende quindi forma in un ambiente socio-politico atto soprattutto a denunciare il sistema capitalistico e borghese che nel primo Ottocento cominciava ad affermare il suo monopolio sulle classi lavoratrici. Tale denuncia è mascherata dalla connotazione mitica della storia, tratta dall’epopea tedesca del Nibelungenlied e dalle antiche saghe dell’Edda, cui Wagner attinse per rielaborare la trama del suo lavoro.

Preminenti sono le figure di Alberich e Wotan. Alberich (lo gnomo nibelungo da cui la storia prende nome) è la personificazione del male assoluto, il quale si impossessa dell’oro e lo fonde forgiando un anello magico che lo rende il padrone del mondo. Wotan (l’Odino della mitologia nordica, il re degli dèi che dimora tra le nubi del Valhalla) gli si contrappone come figura inizialmente ambigua (ambisce anche lui alla potenza, inconsapevole artefice della propria rovina), in seguito sempre più conscio della necessità di rimediare ma coinvolto nell’inevitabile caduta, fino al tragico crollo del suo stesso mondo – il Ragnarǫk – che ristabilisce un nuovo ordine cosmico. Tra di loro, gli eroi Sigfrido e Brünnhilde, che dovrebbero rappresentare la luce della speranza e che invece cadono vittima della loro stessa innocenza. Solo Brünnhilde, all’ultimo momento, determinerà il riscatto delle colpe commesse, immolandosi nel grande incendio distruttore e riconsegnando l’anello maledetto alle limpide acque del fiume Reno, da dove Alberich l’aveva strappato.

Inizialmente, il significato finale e il suo svolgimento all’interno della vicenda non fu chiaro nemmeno allo stesso Wagner, che partì da un’idea positivistica basata sulla filosofia di Marx e di Feuerbach per poi optare per un finale tragico dopo l’incontro col pensiero di Arthur Schopenhauer e la sua visione della vita. Non si trattò, però, di un cambiamento improvviso e radicale, quanto di una conferma alle sue stesse nuove concezioni filosofiche (da cui i continui cambiamenti adottati alle parole finali di Brunnhilde). Altrettanto ambiguo risulta essere – volutamente – il tema musicale che risuona alla fine del dramma, quella “redenzione” che non si sa precisamente cosa voglia significare. È bene sapere che l’autore non lo chiamava tema della “redenzione” ma tema della “glorificazione di Brünnhilde”, dove il monologo finale della protagonista costituirebbe più che altro una cosmica comprensione del “fallimento di ogni desiderio” (Schopenhauer). Proprio per la presenza di numerose chiavi interpretative, l’Anello del nibelungo è stato successivamente sbandierato dalle più opposte ideologie: Comunismo, Anarchia, Nazismo.

Lo stile della composizione inaugura la rivoluzionaria concezione teatrale di Wagner. La musica è composta da un mosaico fittissimo di temi conduttori – melodie associate a cose, personaggi e stati d’animo – che col loro continuo riapparire formano il tessuto fondante della partitura. Sul numero di questi leitmotiv non vi è accordo fra i vari studiosi wagneriani. Il sistema dei leit-motiv raggiunge nell’Anello il suo massimo sviluppo, calcolato quasi matematicamente con uno straordinario gioco di fantasia e sfumature dalle infinite tonalità. La psicologia gioca un ruolo fondamentale nell’evoluzione musicale dei personaggi e nelle varie situazioni che si instaurano volta per volta. È da segnalare la differenza di stile che intercorre tra L’Oro del Reno (scritto nel 1853) e Il Crepuscolo degli dei (terminato nel 1874), il primo ancora bilanciato tra canto e orchestra, con maggiore spazio al declamato, il secondo più evoluto nello spessore sinfonico e costituito da una polverizzazione continua di frammenti tematici. Per contro, la stesura poetica risulta essere più arcaica nel Crepuscolo in quanto Wagner scrisse i testi a ritroso, cominciando dall’ultima giornata e procedendo all’indietro verso il prologo. Il Crepuscolo, infatti, denota ancora nella struttura alcune impostazioni legate all’opera lirica convenzionale (il coro e il terzetto alla fine del 2° atto), poi bandite negli altri tre drammi.

Dopo che aveva scritto le prime scene di Sigfrido (1856-57), la composizione della Tetralogia subì una lunga interruzione, durante la quale Wagner compose Tristano e Isotta (1857-59, rappresentata a Monaco nel 1865) e I maestri cantori di Norimberga (1862-67, rappresentata a Monaco nel 1868).

Sul piano privato, questi furono per Wagner anni difficili, caratterizzati dalla separazione dalla moglie e dalla chiacchierata relazione con Cosima Liszt, figlia del compositore Franz e moglie del direttore d’orchestra Hans von Bulow. Lo scandalo causò a Wagner l’allontanamento dalla corte del re Ludwig II di Baviera, dove si trovava dal 1864 e dove aveva finalmente raggiunto la tranquillità economica.

Nel 1870 Wagner e Cosima poterono infine sposarsi; nello stesso anno, per la nascita del figlio Sigfrido, Wagner scrisse L’idillio di Sigfrido, un’intensa e delicata pagina orchestrale. Intanto ultimava anche il Sigfrido e componeva Il crepuscolo degli dei.

La prima rappresentazione completa dell’Anello del Nibelungo avvenne nel 1876 nella cittadina bavarese di Bayreuth, nella quale Wagner si era trasferito nel 1872 e dove, grazie alla generosità di Ludwig II, aveva potuto progettare e costruire un teatro appositamente concepito per rappresentare le sue opere.

Alcune delle sue innovazioni tecniche e architettoniche, come la buca per l’orchestra detta golfo mistico e la cura per l’acustica della sala, sono state poi acquisite dai teatri moderni.

Dopo il 1876 la salute di Wagner cominciò a declinare, tanto che il compositore dovette recarsi a svernare in Italia; a Palermo, nel 1882, portò a termine la sua ultima opera, Parsifal (rappresentata a Bayreuth nello stesso anno). Nell’autunno si trasferì a Venezia, dove morì nel 1883. Fu sepolto a Bayreuth vicino al suo teatro.



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