Antonio De Lisa- Videart (Video d’arte e poesia – Video of Art and Poetry)

Antonio De Lisa- Videart (Video d’arte e poesia – Video of Art and Poetry)

Il malumore del mare

Testo

Lo riconosci il malumore del mare / quando cambia la frequenza / delle sue onde sugli scogli e a riva, / ma in modo particolare; / non sempre questo può voler dire/ che è in procinto di agitarsi. / Qualche volta è solo un tributo che paga / a onde sorelle che si sono mosse lontano. / E lui le accontenta, ma ammicca / in direzione uguale e contraria. / Ma stasera il mare è di malumore. / Lo sento. Comunica. Avanza. / Sbatte con violenza. / Come il vento che lo percorre. / Quando il mare è di malumore, / meglio lasciarlo stare, come dicono / vecchi pescatori che non misurano / il vento in nodi, ma in sbavature / di sensazioni. Lascialo stare il mare. / E guarda il cielo, in una certa direzione. / Sembra somigliare a una mia sensazione. / Quando la sento pulsare, / meglio lasciarmi solo, come il mare.


Alle porte di Gerusalemme

Testo:

Da lontano è come un’immagine / di sogno la terra promessa. // Al check-point un soldato / mi indica la strada in salita // per Gerusalemme città dorata / con un gesto e un assenso // che è insieme preghiera e resa / indicazione e gesto di intesa. // Gerusalemme terrena. / Gerusalemme celeste. // Un territorio armato.
/ Mi lascio alle spalle // stazioni di rifornimento / con mercatini di filo spinato // formicolanti e pullulanti / di gente che viene da Berlino, // Budapest, Varsavia, Odessa. / Il deserto è uno spettro di sale // con Masada, Qumran, i rotoli / del Mar Morto, la Giordania lontana. // Il deserto è solitudine terrena / col miraggio della città celeste. // Il deserto. / Che parla una lingua // antica come il mondo.
/ La radio in macchina emette // suoni che potrebbero annunciare / da un momento all’altro una guerra. // La gente viaggia con scorte e viveri,
/ disposta a vivere o a morire, // pronta a tutto. / Anche andare fino in fondo. // Da una parte e dall’altra, / ebrei e arabi // hanno messo nel conto di indossare
/ la veste di un eventuale lutto. // Il traffico ora li porta in un’unica veste
/ di pellegrinaggio, ma un gesto solo, // un solo richiamo potrebbe schierarli
/ da una parte o dall’altra come due eserciti. // Sono tutti pronti, nell’imminenza.
/ Da una parte e dall’altra della città celeste.

At The Gates Of Jerusalem

From a distance it’s like a picture / Of dream the promised land. // A soldier at the checkpoint / Indicates me the uphill road // For Jerusalem Golden City / With a gesture and a consent. //That is both prayer and surrender / Indication and gesture of understanding. // Earthly Jerusalem. /Heavenly Jerusalem. // An armed territory. // I am leaving behind
Stations / With markets of barbed wire / Swarming and teeming // Of people coming from Berlin, Budapest, Warsaw, Odessa. // The desert is a spectrum of salt / With Masada, Qumran, // The Dead Sea rolls, Jordan away. / The desert is earthly wilderness. // With the mirage of the heavenly city. / The desert. Who speaks a language. // Old as the hills. / The radio in the car emits // Sounds that could announce / A war at any moment. // People travel with supplies and food, / Willing to live or die, // Ready for anything. Even go all the way. / From both sides Jews and Arabs // Put in the account of wearing / The clothes of an eventual mourning. // Traffic hours brings them into a single garment / Of pilgrimage, but only a gesture, // A single call could deploy Jews and Arabs / On one side or the other as two armies. // They are all ready, ready for imminence /On both sides of the heavenly city.

Mille onde

La poesia “Mille onde” è tratta dalla raccolta “Ritmi urbani (Poesie 1990-2010)” di Antonio De Lisa. La musica à basata su un montaggio di frammenti dall’opera per pianoforte dello stesso autore “Continuo, Rhythmelos e Variazioni”. Il montaggio delle immagini è stato realizzato dall’autore su fotografie proprie. In questo consistono le poesie video-sonore di Antonio De Lisa, che rivendica l’invenzione della formula, nell’integrazione creativa di parole, musica e immagini di produzione propria, come un melologo o un’opera da camera.

Per maggiori informazioni sui Videopoemi di Antonio De Lisa si veda:

Videoproduzione: Lost Orpheus Videopoemi

Testo/Text: “Mille onde” (testo)

Le mie radici sono nel mare, / trasportate / dalla corrente. / E’ l’onda che mi muove / come un tappo di sughero / nel vortice dei flussi. / E’ l’onda che mi spinge / lontano dal presente, / verso un altro tempo. // E’ l’onda del tempo / che mi fa accarezzare / le brezze di un altro mare. / E’ l’onda che mi sussurra
di tornare tra la gente, / lontano dal sepolcro / delle false apparenze. / E’ l’onda che mi sussurra, / come in un’eco di sirene, / la necessità di andare, / anche se la mèta / conta meno del viaggio. / L’onda canta / con dolcissime parole / la strada del pellegrinaggio. / L’onda indica / forse il luogo / del ricongiungimento. / Forse è solo una chimera, il richiamo / di un’altra èra, ma è l’onda / che mi spinge verso il naufragio. Thousand Waves

My roots are in the sea / Lulled and transported / By the current of the waves. // It is the wave that moves me / Like a cork / In the vortex flow. // It is the wave that pushes me / Away from this / To another time. // It is the wave of the time / That makes me cherish / Another sea breezes. // It is the wave that whispers to me / To go among the people, / Away from the tomb // Of false appearances. / It is the wave that whispers to me / As in an echo of sirens // The need to go / Even if the goal is less / Important than the journey. // The wave sings / With sweet words / The path of pilgrimage. // The wave shows / Perhaps the place / For reunification. // Maybe it’s just an illusion, the call / Of another era, but it is the wave / That leads me to the shipwreck.

“Un millier de vagues”

Mes racines sont dans la mer, / emportés / par le courant. / C’est la vague qui me touche / comme un bouchon / dans le vortex. / C’est la vague qui me pousse / loin de cela, / à un autre temps. / C’est la vague du temps / qui me fait chérir / autres brises marines. / C’est l’onde qui murmure / le retour parmi le peuple, / loin de la tombe / de fausses apparences. / C’est la vague qui me parle tout bas, / comme dans un écho des sirènes, / la nécessité d’aller / même si le but / a moins du voyage. / La vague chante / avec des mots doux / le chemin de pèlerinage. / La vague montre / peut-être le lieu / de la réunification. / Peut-être que ce n’est qu’une chimère, l’appel / d’une autre époque, mais c’est la vague /qui me pousse vers l’épave.

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